Aeneas
ENEA
ENEA NACQUE DA
ANCHISE, PRINCIPE TROIANO, E VENERE, DEA DELL'AMORE. DALLA MOGLIE
CREUSA EBBE UN FIGLIO CHIAMATO IN LATINO IULO E IN GRECO ASCANIO.
COMBATTÈ SOTTO LE MURA DI TROIA, CITTÀ DI CUI ERA UNO
STRENUO DIFENSORE.
STORIA
Durante la guerra di Troia, Ulisse dopo dieci anni di guerra,
riuscì con l'inganno ad entrare entro le mura dell'odiata
città. L'inganno consisteva nel fingere di far partire le navi
greche e lasciare nella spiaggia, davanti le mura della città,
un immenso cavallo di legno che nel ventre cavo conteneva
Ulisse e i suoi soldati migliori.
I troiani vedendo il cavallo abbandonato nella spiaggia ormai sgombra
dall'accampamento greco, pensarono che il cavallo fosse un dono
offerto dai greci a Nettuno, signore dei mari, per propiziarsi un
tranquillo viaggio di ritorno e nella gioia generale fu portato
all'interno della città come segno di trionfo e gloria. Durante
la notte i greci uscirono dal loro nascondiglio e aprirono le porte di
Troia per permettere ai compagni, che nel mentre erano tornati, di
entrare finalmente nell'odiata città. Furono appiccati incendi
e messi in atto saccheggi e alcuni gruppetti di soldati troiani
cercarono di opporre resistenza per cercare di salvare una
città ormai in fiamme.
Enea fu uno dei pochi che scampò al massacro. Egli fu fra i
primi a cercare di cacciare i greci che davanti a lui scappavano o
morivano, in un combattimento perso in partenza. Improvvisamente nella
battaglia si bloccò, pensando che fosse da folli continuare una
guerra ormai persa. Pensò solo alla famiglia e corse verso casa
per prendere la moglie, il figlio e il vecchio padre e poi fuggire.
Nella fuga perse la moglie tra le fiamme e, con un gruppetto di
compagni, fuggì verso un monte che si trovava nei pressi della
città distrutta. Giunto il giorno, Enea e compagni costruirono
una nuova flotta di navi, che li avrebbe portati verso una nuova
patria.
Durante le sue peripezie per il Mar Mediterraneo, gli morirà il
padre e dopo molto tempo toccherà le coste italiche a Laurento,
nel Lazio, territorio dominato da re Latino e abitato da numerose
popolazioni. Il re Latino aveva una figlia che si chiamava Lavinia e
sapeva che questa sarebbe stata causa di guai. Latino infatti promise
in sposa ad Enea la figlia, che era già stata promessa in sposa
a Turno, re dei Rutuli. Oltretutto Enea ricevette in dono un pezzo di
terreno per costruire una nuova città e dei cavalli. Tutto ciò
provocò in Turno un odio immenso nei confronti di Enea e, una
volta radunati alcuni alleati dichiarò guerra agli esuli
troiani, assalendo il loro accampamento.
Questi però non sapevano che Enea non era nell'accampamento, bensì presso
una popolazione del posto, di origine greca, che si alleò con Enea che
tornando con gli alleati attaccò Turno e lo sconfisse. Enea sposò Lavinia
e fondò la città di Lavinio in onore della moglie, poi il figlio
Iulo una volta cresciuto fondò la città di Alba Longa, città di
origine di Rea Silvia, la vestale, che subendo violenza da Marte, dio della
guerra, durante una festa, divenne madre di Romolo e Remo, i fondatori di Roma.
Dopo diverse generazioni, attraverso i secoli, i Romani ricollegarono la figura
di Enea ad Augusto e a tutta la dinastia "GIULIO CLAUDIA". Enea è uno
dei pochissimi personaggi che scese negli inferi quando era ancora vivo e che
riuscì a tornare nel mondo dei vivi con l'aiuto della Sibilla. Questa
fu interrogata da Enea per sapere cosa ne sarebbe stato del suo futuro e di
quello della sua generazione e gli rispose che lo avrebbe saputo solo interrogando
le anime dei morti. La Sibilla però spiegò ad Enea che sarebbe
riuscito a tornare al modo dei vivi solo se avesse trovato il "ramo d'oro" e
lo avesse donato come lasciapassare a Proserpina, la regina degli inferi. Enea
trovò il ramo d'oro seguendo due colombe, e riuscì a scendere
negli inferi dove interrogò le anime dei morti (tra queste Didone che
si era suicidata per Enea e quella del padre Anchise) sul suo futuro, riuscendo
poi a tornare nel mondo dei vivi.