Appello contro l'eliminazione del Diritto e dell'Economia dai nuovi Licei. Lo schema di Regolamento relativo agli ordinamenti di tutti i futuri Licei, compresi quelli che hanno già oggi nel piano di studi questa disciplina, ha evidenziato l'intenzione di eliminare, fra le materie obbligatorie oggetto di studio, il Diritto e l'Economia. Questa scelta, già ipotizzata durante il Ministero Moratti e confermata dall'attuale Ministro Gelmini, è incomprensibile, contraddittoria e non europea. E' incomprensibile alla luce delle scelte fatte negli ultimi anni, quando sia le sperimentazioni frutto del lavoro della Commissione Brocca che quelle avviate in numerosi Licei Classici e Scientifici tradizionali avevano portato all'introduzione del Diritto e dell'Economia sulla scorta di analisi e considerazioni che non hanno perso validità e significato ma , semmai, oggi si sono rinvigorite. E' contraddittoria alla luce della intenzione, preannunciata la scorsa estate dallo stesso Ministro Gelmini, di introdurre, in via sperimentale già da quest'anno scolastico, in tutti gli ordini di scuola e quindi anche nelle scuole superiori, un nuovo insegnamento disciplinare di "Cittadinanza e Costituzione". Non si può non rimarcare che, se da un lato si individua lo studio di "Cittadinanza e Costituzione" come disciplina autonoma affidata, nelle scuole superiori, a docenti di ben quattro classi di concorso diverse , poi si ipotizza una scelta che appare contraddittoria ai Docenti di Discipline giuridiche ed economiche che sono i soli ad avere una specifica ed adeguata formazione universitaria . Non si elimina , però, solo il Diritto ma si elimina, nell'era della globalizzazione, lo studio di una disciplina come l'Economia. E' una scelta non europea se si considera che lo studio di Discipline giuridiche ed economiche è una costante, in varie forme di educazione o di disciplina, nei piani di studio delle scuole superiori degli altri Paesi dell'Unione. Non si comprendono, perciò, quali possano essere i motivi ispiratori della proposta. Eliminare queste discipline significa non considerarne l'importanza ai fini della crescita culturale dell'allievo ma, soprattutto, condizionare negativamente o addirittura vanificare il processo di formazione della sua coscienza civica, tanto più necessaria in un momento così delicato della vita del nostro Paese come quello attuale. Firmiamo questo appello con la consapevolezza che se i cambiamenti nella Scuola Secondaria Superiore sono una necessità, essi non possono essere adottati facendo tabula rasa di ogni ipotesi di cambiamento precedente come le sperimentazioni Brocca, senza ascoltare le voci degli operatori e di chi fruisce del servizio scolastico ed introducendo estese ed improduttive discontinuità. Continuare su questa strada sarebbe un segnale assai preoccupante per il futuro di tutta la scuola italiana. 10 febbraio 2009 Prof. Franco Labella - Istituto Sup.Statale "P. Villari" - Napoli (promotore dell'appello)
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